martedì 29 aprile 2014

F1, Viviane Senna: «Morte di Ayrton? Tutti sono colpevoli»

SAN PAOLO - Venti anni dopo il tragico incidente di Ayrton Senna, la sorella Viviane dice che «tutti sono colpevoli» della morte del mitico pilota di Formula 1. «Tutti, tutti sono colpevoli di quella morte», ha detto in un'intervista all'agenzia Dpa. L'incidente del 1 maggio del 1994 ha segnato un prima ed un dopo nella storia della Formula 1 che ha cambiato il suo concetto di sicurezza e, infatti, da allora non ci sono più stati morti nella massima categoria dell'automobilismo mondiale. «È stato necessario che morisse Ayrton, che morisse Ratzenberger, perchè si prendessero le misure che ci sarebbero dovute essere anche prima. - spiega Viviane che dirige la Fondazione Ayrton Senna - Tutti sono colpevoli, tutti hanno avuto un ruolo. Se ci fossero state le condizioni appropriate, un elemento solo non avrebbe portato a questa conclusione».

TANTA DETERMINAZIONE - «Più che vincere tre campionati, più che essere un vincente e un pilota riconosciuto come speciale in tutto il mondo, credo che quello che la gente ammiri di più in lui sono i valori, gli atteggiamenti che ha avuto e che sono state la ragione di quelle vittorie. Cose come avere gli artigli, la determinazione, la voglia di non desistere mai, dare il meglio, dare il 300 percento in tutto quello che si fa, cercare la perfezione, sforzarsi moltissimo», racconta ancora la sorella del grande campione. «Ayrton rimaneva in pista per più tempo di qualunque altro pilota, camminava per tutta la pista per conoscere ogni curva, aveva un alto livello di impegno e dedizione, non desisteva davanti a nessuna sfida o difficoltà. La gente ammira non solo il pilota vincente, la gente ammira quell'insieme di valori, l'uomo che sta dietro al pilota», ha proseguito. LA SFIDA DEL CIRCUS - Un uomo riservato e misterioso fuori dalla pista. «Il film documentario che abbiamo fatto parlava un pò del dietro le quinte della Formula 1, di Ayrton non solo in pista, ma delle sfide che ha affrontato e che sono state anche più impegnative di quelle in pista. La sfida politica, tutti quei dietro le quinte della Formula 1, eccessivamente perversi, molto, molto inumani, nei quali il denaro ed il potere comandano più dello sport. Così continua ad essere oggi, è in modo perfino peggiore. È stato un conflitto molto difficile per Ayrton che ha quegli atteggiamenti di correttezza, onestà in un mondo che non agisce così. La gente che ha visto il film ha detto che non aveva idea che succedessero quelle cose».

TANTI ERRORI - «Quale pilota di oggi ricorda Ayrton Senna? Lewis Hamilton mi ricorda molto Ayrton, perchè è anche un pilota molto veloce, audace e molto determinato», sottolinea ancora Viviane Senna, secondo la quale oggi prevale più la macchina del pilota. «Oggi non importa se il pilota è buono o no, quello che comanda sono gli aspetti tecnologici, il potere, il gioco politico ed il denaro. Più che mai, più che all'epoca di Ayrton». La sicurezza, invece, è migliorata moltissimo. «Quello è stato molto positivo. Non ci sono oramai incidenti, e quando c'è un incidente grave non c'è un morto. È incredibile che tipo di miglioramento ci sia stato in questo senso». La sorella del pilota, infine, torna sui motivi della morte. «Credo che ci sia un insieme di fattori che ha portato alla morte di Ayrton. In primo luogo, il cambiamento del regolamento che c'è stato da un anno ad un altro. C'erano automobili costruite con un progetto, elettronica, sospensioni, ecc. e questo è stato cambiato da un anno all'altro. E la stessa monoposto che era eccellente un anno, come la Williams, l'anno seguente si era trasformata in una 'carretta' - e conclude - Una somma di errori di gestione, di regolamento, di sicurezza, di decisioni prese come Formula 1 e come team. Completamente insensate, completamente errate. C'era stato già un incidente mortale in quel fine settimana. I piloti si stavano muovendo, Ayrton era uno dei piloti che chiedeva più sicurezza, e quel tema non era preso seriamente in considerazione. È stato necessario che morisse Ayrton che morisse Ratzenberger, perchè si prendessero quelle misure».

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